Il tempo: Terre dell’Angelo
Tempo… è tempo, quasi mezzanotte e io sono al Mac: sto mettendo in fila delle lettere.
Non posso interrompermi o finire domani, l’ossatura deve nascere ora che ho ancora chiaro in testa il vino che ho bevuto.
Un vino che si piazza sul podio della sua categoria; un vino incredibile.
E’ un grande disco di jazz, è un grande strumento o più semplicemente è un grande vino: ancora è presto per dirci se è grande per stoffa o culo, ma ciò che importa è che il 2017 ha consegnato uno dei più buoni vini della Campania , che sconvolgerà tutti per equilibrio. romanticismo.
Sto parlando di una azienda casertana che produce un bianco molto buono, un olio non pervenuto (ma che credo sia interessante ) e un Rosso da urlo. Sto parlando di TERRE DELL’ANGELO.
Realtà che a Piedimonte Matese è destinata a fare e compiere una rivoluzione: quattro appezzamenti che erano semi abbandonati, vigne vecchie e vecchissime e la decisione di non procedere con l’uso di nessun trattamento sistemico di sintesi: vigne che sono ormai musei della vite e che ancora sono pieni di vita.
Nati nel 2015 per dare lustro a una terra che, se non fosse per loro, nessuno ne saprebbe il nome. La scelta che hanno fatto era eroica e lo è ancor oggi: solo due vini ma perfetti.
Fanno vini che per me escono dalla descrizione abitudinaria di vino e che cercherò dir raccontare ascoltando forse l’unico brano che può avere senso qui.
Se credete nel fatto che un vino possa essere oltre che solo bevanda e Dionisio, regalatemi un emozione: mettetela a tutto volume.
Il tempo: Terre dell’Angelo
Siamo nella provincia di Caserta, in una terra complicata, dove altri hanno deciso di essere morte e dove pochi eroi invece vogliono far vivere i loro figli con un una speranza: la speranza di essere vita: Us and Them. l’agricoltura, il vino, le chitarre e le persone possono cambiare il destino di tutti.
Non voglio pensare che l’apocalisse sia domani! Non ci voglio pensare che ormai l’umanità è schiava di un enorme Zuul! Voglio solo uva da pigiare! Voglio vini da stappare e parmigiane di melanzane da servire!
un sassofono che suona
Us (us, us, us, us) and them (them, them, them, them)
Pink Floyd
And after all we’re only ordinary men
Me
And you (you, you, you)
God only knows
It’s not what we would choose (choose, choose) to do (to do, to do)
Forward he cried from the rear
And the front rank died
And the general sat
And the lines on the map
Moved from side to side
Il pallagrello nero è questo, un vitigno autoctono casertano che nell’ottocento grazie alla monarchia borbonica che lo consumava e che lo esportava era considerato uno dei grandi vini della penisola di allora.
Poi la decadenza culturale ed economica del sud Italia uniti all’infestazioni di oidio e fillossera l’avevano portato quasi alla scomparsa fino a che negli anno novanta si cominciò a volerlo riportare in auge grazie: trent’anni dopo ecco il risultato.
IL TEMPO – PALLAGRELLO NERO
100% pallagrello nero 2017
In Vigna nessun trattamento chimico di sintesi , solo prodotti a base di rame e zolfo consentiti da agricoltura biologica . Sovesci a base di leguminose solo fermentazione spontanea e nessun filtraggio e chiarifica. Malolattica in acciaio e 9 mesi di anfora segue poi alla fine affinameneto in anfora .
il produttore
Il tempo: Terre dell’Angelo
Ricordi quando eri giovane? Risplendevi come un sole! Brilla come un pazzo diamante! Mai parole furono più azzeccate perché questo vino è veramente un buco nero!
VISTA
Una bellissima etichetta astratta in realtà ci descrive tutto quello che serve sapere. Potete interpretarla come volete ma io in quella linea blu ci vedo il tramonto sul mare mentre, in alto, l’altra figura arancione: la bonaccia in cui la nebbia copre il sole.
Colore luminoso sangue di piccione. Un vino che chiama e sviluppa luce!
Nonostante la mancanza di processi tecnologici questo vino alla vista è semplicemente perfetto.
Volete far capire come certi processi possano essere eliminati da una buona gestione dei vasi vinari? Bene, mostrate un bicchiere di questo Pallagrello.
Luminoso, cristallino e senza velature.
Il tempo: Terre dell’Angelo
NASO
Un 2017 che fa scuola sui concetti di armonia, pulizia e golosità.
Qui su tutto domina un cestino di more mature, hanno una potenza e una complessità che evolve dopo venti minuti in una serie di richiami marini. Un Rosso senza un accenno di volatile o di ridotto, non che ci debba essere perfora ma a volte nei vini che fanno anfora mi è capitato di percepirlo mentre invece qui il contenitore (con la sua motivazione all’uso) da un risultato strepitoso.
Golosità e freschezza, armonia e delicatezza: devo ammetterlo è il naso più interessante che ho sentito nelle ultime settimane; non c’è storia: il miglior rosso provato negli ultimi mesi.
Un vino completamente diverso da certi vini che sono imbalsamato nel legno! qui non c’è l’effetto cassapanca, qui non c’è quella boriosa pesantezza che omologa tutto: qui c’è la sensazione dell’aria ad aprile in una pineta vicino al mare: complimenti mi levo il cappello.
Qui c’è naso e vita, non c’è nessuna pesantezza o fatica olfattiva.
il naso di questo vino è così
Ascoltatene un minuto e poi ditemi se non sembra questo maledetto meraviglioso vino.
Qui la ciccia e la nota dolce è supportata dall’acidità che da forza e muscolo, un vino che suona come Rory e ha una sua massa critica che vi fa restare incollati alla sedia come dinanzi alle gambe di Kim Basinger in 9 settimane e mezzo!
Il tempo: Terre dell’Angelo
SORSO
Un equilibrio pazzesco fra acidità e corpo, che fa si che il vino scenda con estrema facilità; compagno della tavola, compagno della notte, compagno dee note dei Pink Floyd . Questo Pallagrello si beve su tutto grazie al secondo punto di eccellenza: i Tannini.
Tannini che sono perfettamente integrati al vino: possono migliorare, possono dare il loro contributo ma non essendo appesantiti dal legno, si comportano come esplosioni sul palato. Un sorso che di conseguenza vibra sino a raggiungere altezze siderali.
Le parola più adatte sono: goloso, lussurioso e laido. Un vino che come viene stappato parte la guerra dei bicchieri!
Vigne antiche strappate alla morte e uva che è testamento, memoria e promessa del proprio territorio.
il pallagrello: Io di questo vitigno ho bevuto svariate cose nell’arco degli ultimi 30 anni e questo, beh, semplicemente è uno di quelli che vivono sull’Olimpo con gli dei; e anzi, faccio un attimo lo stronzo…Personalmente lo vedo come una delle grandi scommesse del futuro.
Sono vini come questi che mi fanno svegliare la notte e venir voglia di scrivere e che mi danno capacità critica; onestamente prima di questo ho bevuto altri produttori Casertani anche premiati e rinomati; ma seppure i Vari “Nanni” mi piacciano a latere, è gente come questo produttore o Alepa a rendere il pallagrello un vitigno eccezionale.
Quindi per concludere: un vino che se conoscete il casertano si ergerà a mo di mito, e se invece non lo conoscete…. beh vi mostrerà quanto di grande e bello si possa fare in quel luogo della Campania che è terra dei soli pochi che ci abitano.
Io intanto stasera son restato senza parole al punto che sono corso a casa per scrivere.
Fatene scorta, comprate e accumulatelo: io sono sicuro che fra 20 anni questo vino sarà uno dei grandi del nostro paese….. e se mi baglio: potrete comunque bere un eccellente vino
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