Il Vesuvio e i suoi luoghi segreti.

Il Vesuvio e i suoi luoghi segreti.

Scrivere è sempre stato più difficile che parlare.

Scrivere resta impresso , scrivere lascia un segno; per me decidere di scrivere implica focalizzarsi su un elemento e alla fine concentrarmi su quello.

Questo è uno dei motivi per cui l’amore per il vino non è mai diminuito: ci sono infiniti argomenti e approfondirli è un po’ come viaggiare.

Aver speso anni in giro per tipologie di vini a me geograficamente lontane mi ha sempre impedito di capire davvero cosa vuol dire conoscere un territorio; d’altra parte tutti possono comprarsi una bottiglia di vino francese ma pochi avranno bevuto seriamente i vini di quei vigneti.

Mentre, invece, il vino è assolutamente e prima di tutto: terra, fronti aggrottate, tane di animali e un incredibile ciclo di vite che interagiscono in microcosmi unici.

Poi quando su instagram stava nascendo il mondo Zombiwine , una mattina di agosto ero in Campania, nella casa della mia infanzia, ho guardato il Vesuvio e ho sentito un piccolo vuoto dentro me. Dovevo andare li dove sapevo esserci vigneti ma dei quali non sapevo nulla: la lava chiamava!

E fra me e me mi sono detto :

“Stronzo!”

Apparte che non mi piace darmi dello stronzo.

Era tutto vero: come fai a definirti un appassionato di vino se non conosci manco i vini di casa tua? (vivendo fra due regioni oltre al Vesuvio io metterei anche il Lazio).

Così  quel giorno  di agosto, mentre la gente stava con le chiappe sudate in acqua, io stavo in una “terra” in un vigneto a Boscotrecase  in compagnia di Andrea Matrone.

Con Andrea io avevo fatto il liceo, ma poi ci eravamo talmente persi di vista che (anche grazie al fatto che al liceo aveva i dread e ora è diversamente pettinato)all’inizio , io schivo, non l’avevo riconosciuto e però questo  vignaiolo di casa mia parlava parlava parlava.

Parlava del suo essersi laureato in enologia e di aver poi girato il mondo nei vigneti degli altri; parlava della solitudine e malinconia di quando si svegliava da solo in una landa di fuoco o in una vigna di memorie e in quel luogo non c’era Lui (il vulcano) con la sua terra nera a guardarci.

Il Vesuvio e i suoi luoghi segreti

Parlava degli incendi e di quanto quel incredibile Vulcano, ecosistema quasi unico al mondo, venisse quotidianamente sodomizzato da gente che era così ignorante da non vedere il danno che faceva non solo agli altri, ma soprattutto a se stessi.

Parlava delle risorse che quella montagna aveva e della volontà di non doversene andare più da questa terra  piena tanto di bellezza quanto di Violenza.

Io piano piano iniziavo a mettere a fuoco: volevo capirci di più.

Volevo andare oltre semplici riflessioni da bar e, nella mia testa, dare un allocazione emotiva a luoghi e colori che avevo completamente dimenticato e che invece mi permettevano di prendere quei vigneti e farli diventare  parte della storia.

Il Vesuvio ha due vitigni autoctoni (non solo due ma due principali) il piedi rosso o, in dialetto :

Pere e palumm (piede di colombo) che poesia  che suono magnifico: per e palumm.

Chiamato così poiché al momento della pigiatura, i raspi bagnati di mosto rosso sembrano le zampette dei colombi.

Le zampe dei colombi: la poesia di immagini antiche rievocate da uomini dal volto scavato.

Il secondo vitigno è il Caprettone che suona così in tutte le lingue del mondo: Caprettone.

Da ragazzi il Caprettone era il simbolo del vino contadino, quello fortissimo che ne bevei un bicchiere e cascavi col culo sulla sedia.

Caprettone:  lo dici e qualsiasi trentenne della mia generazione sorriderà ricordandosi almeno una sbronza epocale.

Un vino bianco torbido e antesignano di certi macerati che oggi vanno di moda: un vino che sembrava una ragazza dai facili costumi; andava con tutti e a tutti spezzava il cuore.

Dopo la mattinata passata in vigna  quel  pomeriggio di agosto (torrido come il deserto) siamo andati in cantina, potrei dirvi a bere ma non è esatto, ho passato un pomeriggio a comprendere un punto di vista.

Bevendo il Lacryma Christi ho compreso questa doc,  e non è una doc facile poiché è solo negli ultimi venti anni che lentamente l’aggettivo: “quantità” sta diventando “qualità”

Bianchi minerali e oleosi e rossi che potrebbero diventare eleganti ma sicuramente non picchiatori di sfondamento.

Perchè dico ciò?

Il mio Punto di vista  non solo è basato sul fatto che Cantine Matrone produce solo 2 vini (per un totale di 10000 bottiglie, cinque bianco e cinque rosso –qualità piuttosto che quantità- ) ma punto di vista che mi è servito per iniziare a comprendere il modo di lavorare delle aziende Vesuviane.

Sono passati quasi sei mesi e lentamente sto capendo il lavoro incredibile fatto da gente avveduta in un territorio assolutamente ostile e: ragazzi miei sono eroi!

Volete sapere perché?

Il Vesuvio è pregno di questo concetto..

Perché mentre da trenta anni i vini del Etna sono ben pubblicizzati (e anzi hanno una certa loro aura di mistero che ne aiuta le vendite) il Lacryma Christi è una doc che all’estero moltissimi conoscono ma pochissimi riescono a bere, e peggio mi sento in Italia !

In una enoteca Romana mi sono sentito dire dalla proprietaria, che molta gente pensa che il Lacryma Christi è un vino dolce!

Provate a cercare nella vostra enoteca un lacrima christi e poi ne riparleremo!

Comunicazione zero! Anzi credo che questo mio post possa forse essere la prima cosa che molte persone leggono su questa area vinicola che comunque racchiude in se non pochi produttori!

Vi ho promesso un blog senza troppe schede tecniche e quindi vi prometto di raccontarvi questi vini alla mia maniera .

Andrea è alla terza vendemmia: la sua azienda è piccola ma non improvvisata; una delle sue due vigne ha le piante che guardano direttamente sul golfo e l’uva cresce prendendosi l’influsso benigno del vento di mare guardando Capri.

Vigne fortunate

Come vi dicevo un microclima unico.

LE vigne sono vecchie come tutto  Il Vesuvio.

Andrea ha comprato dei vigneti abbandonati a loro stessi  e che hanno bisogno di una quantità impressionante di lavoro.

Tre fazzoletti di terra per un totale di tre ettari.

Anche se il nostro folletto pelato sta piantando una nuova porzione a piedi rosso ad alberello (cose tecniche da enologo) la sua proprietà ha bisogno soprattutto di tanto lavoro in vigna e questo si enuncia  nel concetto: Si deve faticare.

Fra qualche anno io credo che i suoi vini saranno incredibili; oggi  sono vini eroici.

Cantina Matrone Lacryma christi Bianco

Caprettone (80%), Falanghina (15%) e Coda di Volpe(5%).

Quest’anno le uve sono state vinificate tutte assieme con due giorni di macerazioni sulle bucce; io spero di arrivare a fargli fare una versione con quindici o venti giorni di macerazione-

L’anno scorso invece solo il caprettone era fatto macerare.

Un vino da non servire freddissimo in cui su una fresca acidità, in lontananza si percepisce una strepitosa nota minerale  e oleosa: ne bevi una bottiglia senza problemi vista la quasi totalità di aggiunte  chimiche e alla solforosa tenuta piuttosto bassa.

Quando hai uva sana puoi appartenere alla categoria degli enologi che non vuole fare il piccolo chimico, ma che vuole fare il vecchio vignaiolo (e aggiungerei io Viva dio)

Cantina Matrone lacrima Christi rosso

Piedirosso (75%), Sciascinoso (15%) e Aglianico (10%).

Ad oggi e a a mio parere (confermato dalla guida Veronelli) è il suo vino migliore.

Buone capacità di invecchiamento per un vino dai tannini ancora acerbi, ma il ragazzo si farà e l’anno prossimo giocherà con la maglia numero sette.

Naso non statico e un sorso vibrante: dopo sei mesi di questo vino non sono ancora stufo (anzi quasi quasi ne stappo uno stasera).

Che problematica ha?

Che può migliorare moltissimo con il lavoro in vigna che si deve fare ma ha dalla sua la forza di non sembrare un vino chimico o con strani pastrocchi.

Non è aspro o acido ma se non stai attento ti sega un po’ il palato; motivo? Nonostante la mallolatica svolta per me è un vino (visto anche il prezzo) su cui investire mettere in cantina e bere piano piano.

Mi sbilancio: un vino che ha forse venti anni di autonomia.

Bene zombi dell’orda : questo è la fine del primo articolo riguardante Il Vesuvio.

Se vi è piaciuto e vi va lasciatemi la vostra mail così sarete avvisati ad  ogni nuovo articolo!

perche non vi ho detto che io e Andrea  assieme suoniamo blues? O perché commentiamo il culo delle ragazze?

Perche siamo amici: il vino questo fa! Aiuta a creare amicizie e onestamente se vi racconto tutto ora, poi id cosa scriverò?

Torno a cacciare qualche turista americano da divorare:  buona caccia e alla prossima bottiglia.

 

 

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