Chiaroro: Giano Bifronte.
L’azienda marchigiana Cameli Irene è una bella gatta da pelare, poiché è una realtà che lavora secondo un personale metodo e modo di intendere il vino. Ergo, mi ha, in primis, richiesto una lunga chiacchierata anche per potervi raccontare del loro vino bianco più interessante: Chiaroro.
Trattasi di un blend di Trebbiano (proveniente da un’unica vigna di 35 anni, curata solo a zolfo e rame) e di pecorino proveniente dalla stessa vigna che produce anche il loro pecorino in purezza, macerato sulle bucce.
Questa azienda, certificata biologica dal 2015, appartiene al circuito FIVI e a quello Vini Veri ; se dedichiamo qualche minuto a leggere il regolamento di Vini Veri ci rendiamo conto che per farne parte bisogna seguire queste regole.
a) – esclusione di diserbanti e/o disseccanti;
b) – esclusione di concimi chimici;
c) – esclusione di viti modificate geneticamente;
d) – introduzione, nei nuovi vigneti, di piante ottenute da selezione massale;
e) – coltivazione di vitigni autoctoni;
f) – utilizzazione, per i trattamenti in Vigna contro le malattie, di prodotti ammessi dalle norme in vigore in agricoltura biologica. In ogni caso sono esclusi tutti quelli di sintesi, penetranti o sistemici;
g) – vendemmia manuale.a) – utilizzazione esclusiva di lieviti indigeni presenti sull’uva ed in cantina;
Regole Vini Veri
b) – esclusione dell’apporto di qualsiasi prodotto di nutrimento, sostentamento, condizionamento quali possono essere le vitamine, gli enzimi e i batteri;
c) – esclusione di ogni sistema di concentrazione ed essiccazione forzata;
d) – utilizzo dell’appassimento naturale dell’uva all’aria, senza alcun procedimento forzato;
e) – esclusione di ogni manipolazione tesa ad accelerare e/o rallentare la fermentazione naturale del mosto e del vino;
f) – fermentazione senza controllo della temperatura;
g) – esclusione di ogni azione chiarificante e della filtrazione che altera l’equilibrio biologico e naturale dei vini;
h) – la solforosa totale non potrà mai essere superiore ad 80 mg/l per i vini secchi e 100 mg/l per i vini dolci.
Specificato ciò andiamo ad analizzare assieme questo bellissimo Orange wine.
Chiaroro: Giano Bifronte
Il nostro amato vino è un blend di trebbiano e pecorino con fermentazione spontanea che fa 15 giorni di macerazione sulle bucce; seguono 12 mesi di barriques e 6 di bottiglia: un lavorone necessario per dare equilibrio a un vino che fa della complessità la sua firma.
Il colore è un ambra luminoso che ricorda la tinta del miele, ottima trasparenza e limpidezza: un vino proprio bello da guardare.
Naso: intanto va servito un paio di gradi sopra la norma o non sentirete molto, sono vini che odiano il freddo. Il primo elemento che ci investirà sarà ananas disidratato, quello che mangiamo a Natale; seguono poi note di camomilla, di cuoio e di tabacco e alla fine un tappeto di erbe secche officinali come se entrassimo in un’erboristeria.
Un naso complesso eppure senza difetti o puzze, può essere un ottimo entry level per chi vuole scoprire il mondo dei vini macerati sulle bucce.
Parliamo adesso di volatile: c’è appena un accenno che dà dinamicità al vino, nulla di preoccupante o di disabilitante.
Sorso: per essere un macerato sulle bucce non è particolarmente tannico, quanto piuttosto ricorda una bella nota di vermouth con le sue complessità officinali e addirittura una certa nota affumicata sul finale che aiuta la bevibilità.
Acidità e freschezza supportano il corpo notevole del vino che comunque non è alcolicamente sbilanciato 13,5%.
Chiaroro: Giano Bifronte
Conclusioni: ho litigato molto su Facebook sulla validità di questa azienda, e mi sono andato a pizzicare le informazioni che mi servivano per poter essere quanto più chiaro possibile.
Sono dell’opinione che sempre di più siamo (sono e sono stato) approssimativi nel raccontare le cose; eppure che possiamo farci? Il vino è un mondo che richiede lentezza, riflessione e ragionamento; e questa società invece ci vuole tutti a duemila.
Questo è un vino per me degno di essere bevuto e compreso: vorrei sapere la vostra opinione in merito!
Come ogni articolo che si rispetti vorrei salutarvi dedicandovi un brano che nel nostro caso è
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Ho assaggiato questo vino circa un paio di anni fa’. Il primo sentore è stato quello di bere qualcosa che esce fuori dai comuni canoni della vendemmia. Lo reputo un grande vino con potenziale espansione per il grande mercato estero, un vino che può competere tranquillamente che n etichette molto premiate. Bere un vino come Chiaroro è un momento di riflessione e calma.
Sono d’accordo con te e ingenerale ho trovato i vini di questa azienda meritevoli di una bella riflessione.
Sono bei vini fatti molto bene e spesso fatto senza farli, il che è solo che un merito.
Hai assaggiato altro della loro produzione?