Ode al mosso scosso!

Ode al mosso scosso!

Domenica pomeriggio e io davanti al pc! Faccia stolida, non so cosa scrivere: è il mio blog, il mio piccolo adorato blog e non so cosa scrivere!

Poi, una luce e capisco dove andare a parare: non sempre grandi storie, ma a volte semplici chiacchierate.

IO SONO ZOMBIWINE E, SI LO AMMETTO, VADO PAZZO PER I ROSSI MOSSI

Ogni sommelier, ogni critico, ogni appassionato, ogni bevitore ha le sue notti di Cabiria, la sua Sodoma e Gomorra e nel mio caso a me piacciono “da morti” i rossi mossi.

Mi piacciono quei rossi con un pò di carbonica, leggera, che frizza e pizza, spuma e frulla sulla lingua: quei rossi che per molti sono difettati da un po’ di CO2 che a me piace da morì, gli danno sprint e energia.

Quando stappo un vino naturale e ci trovo dentro quell’accenno di carbonica la bottiglia finisce in un baleno .

Ode al mosso scosso!

Mi piacciono i rifermentati in bottiglia da uve rosse, che anche se sviluppano qualche nota amara e qualche durezza, se ci mangi cafone è un piacere avere quella spinta che ti sgrassa il palato.

Poco importa se è un rosso intenso o un rosato cipolloso: mi aggrada assai!


Certi vini che si prendono troppo sul serio mi annoiano da morire, a differenza di un bel Lambrusco…che piacere!

Vino, pane e mortadella. Un vino che ti fa vedere quanto la vita sia bella.

Ode al mosso scosso!

Siccome non sempre si vive di grande scrivere o di prosa forbita, oggi mentre ascolto un disco di Segovia e uno dei Llan de Cubel mi sono messo a far girare i neuroni come dame in un Waltzer.

Pensieri come bollicine.

Parole come lettere che si mettono in fila.

Rosse, rozze, e senza troppo senso ma forse il vino potrebbe essere pure questo. No?!

Perché dobbiamo sempre scrivere analisi sensoriali, schede tecniche? Non è ancora più importante l’emozione?

Proviamo a ribaltare la metodologia; come nella musica, quando Spotify ha rotto i coglioni facendoci ascoltare robe che, si ci piacciono, ma non ci entusiasmano e allora dobbiamo cambiare l’approccio.

Volevo parlarvi di questi vini come quando il blues esce dalla chitarra e lo slide comincia a farci ballare; così adesso mentre in sottofondo Tampa Red canta io riesco a smettere in fila i pensieri.

Cosa mi piace di questi vini?

L’energia, la capacità che hanno di pulirci il palato e di prendersi tremendamente poco sul serio. E presi così sotto gamba, ti accorgi che la boccia è finita!

Ode al mosso scosso!

Signore di tutto questo discorrere è il Lambrusco, così vicino alla musica disimpegnata, al rock and roll, al folk emiliano. Vi dirò…non conosco persone che segretamente non cammino il Lambrusco eppure non ho mai visto organizzare (ndr. a Roma eh, prima che mi crocifiggete) un evento dedicato a questa tipologia di meraviglie.

Penso ai vini di Cinque campi, di Storchi, di Podere Cipolla, di Camillo Donati e di Crocizia.

Questi cinque produttori creano dei capolavori di gioia che riportano il sorriso sul volto anche dopo una giornata veramente di merda!

Penso ai Lambrusco magari non naturali che ho bevuto negli ultimi anni che ugualmente mi hanno strappato un sorriso, e alla fine di un piccolo post semplice penso alla voglia che si può avere di stare assieme a bere bolle rosse e sgraziate .

Una voglia di appartenere ad un gruppo di zombi fetenti!

Un pò di tempo fa, con la mia solita arroganza da coglione ho detto una cazzata mega galattica: poi sono andato a studiare per rendermi effettivamente conto di che cretinata io avessi detto.

ora ci riprovo, d’incipit di quel commento era che il lambrusco era un mondo semi dimenticato …… me lo dico da solo! cazzata!

In questo articolo si evince come il Lambrusco e, di riflesso anche gli atri rossi mossi, siano un traino del nostro export. Sono vini che piacciono molto fuori ai nostri confini e che segnano come questi vini possano essere ambasciatori di quell’Italia rustica e contadina che tanto amiamo.

Bene la domanda che però voglio farvi , e senza alcuna malizia è, perché nelle carte e sugli scaffali dei locali di Roma che io frequento (mi rendo conto che così è molto specifico ma non voglio essere qualunquista e generalista) questa tipologia di bolla è sempre poco o pochissimo rappresentata .

Secondo voi perché, vini che segnano importantissimi export e prodotti di assoluta qualità, sono contemporaneamente prodotti dei quali i blog di riferimento parlano poco o quasi niente.

Secondo voi perché nella critica enologica e sulle tavole della domenica non sonno trattati alla stregua dei vini fermi e non si consumano così spesso come altre tipologie di vini?

Qui a Roma fra i locali che conosco e raro trovare più di uno o due rossi mossi eppure a quanto sembra sono vini che la gente ama bere!

potrà forse essere che sono vini spesso un pò meno costosi di altre tipologie? sarà forse che sono vini disimpegnati e spesso poco instagrammabili?

Mi interesserebbe davvero conoscere la vostra opinione in merito a questa faccenda e se vi va, potete commentare qui in calce!

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