Light: barlumi di luce nell’oscurità.

Light: barlumi di luce nell’oscurità.

Non ho la pretesa di avere un seguito oceanico, mi piacerebbe ma, so che è un desiderio utopico; tuttavia mi auguro che voi lettori vi ricordiate del mio articolo sui vini monastici delle monache di Vitorchiano.

Quanto profondamente mi ero innamorato del lavoro di queste meravigliose ombre; oggi Il mio personale e ieratico mosaico di vita si arricchisce con un nuovo tassello: L’abbazia di Praglia.

In questa abbazia in Veneto, i monaci benedettini producono molto vini diversi, spesso assolutamente legati al loro territorio (qui il link con tutte le etichette): ma primi fra gli ordini monastici italiani hanno cominciato a produrre un metodo classico : e questa è una bella novità!


Light: barlumi di luce nell’oscurità.

Domnus Abbas – Abbazia di Praia -Vino spumante Metodo classico.Uvaggio: Chardonnay  33.3%, Garganega 33.3%, Raboso Piave 33.3% extra brut.

Il vino lo fa l’uomo, magari ispirato dal divino, ma il vino lo fa l’uomo. Il perpetrare questo antico rito vede la sua perfezione proprio nei vini Spumante: sono la summa tecnica di duemila anni di storia. Questi vini sono, inoltre, una meravigliosa metafora dell’evoluzione culturale umana: dietro una bolla c’è la storia d’Europa.

Per raggiungere la sua perfezione (presunta o reale lo vedremo dopo) il metodo classico dell’abbazia di Praglia passa circa 40 mesi a contatto sui lieviti e poi affina in bottiglia sino alla sua sboccatura che è identificata sul retro etichetta. Ogni bottiglia è chiaramente identificabile e questo è un elemento di pregio che ho apprezzato moltissimo.

Light: barlumi di luce nell’oscurità.

Non esisterebbe il vino oggi se nel medioevo non fossero esistiti gli ordini monastici. Non si ha idea dell’importanza che queste piccole fortezze, hanno avuto nella storia della diffusione della cultura europea.

Per circa mille anni

  • Chi voleva imparare a leggere , doveva vivere in un monastero.
  • Chi chi voleva scrivere: doveva vivere in un monastero
  • i luoghi di arte e cultura spesso erano i monasteri e i monaci che vi vivevano: depositari di tutta la cultura classica ancora sopravvissuta al tempo.
  • il sangue di cristo nei riti eucaristici era il vino e quindi serviva per l santa messa.

Questo avvenne fino a quando i monasteri non cambiarono profondamente l’orografia Europea, permettendo anno dopo anno una antropizzazione dei luoghi più selvaggi e una messa a lavoro di territori prima assolutamente inabitati.

Light: barlumi di luce nell’oscurità.

Se c’è un argomento che mi affascina è proprio questo; in ciò non v’è analisi morale o teologica. Non voglio entrare in merito a questioni socio politiche ma solo ragionare su quanto sia stato fondamentale il loro contributo: se i romani hanno fatto diffondere la vite, sono stati poi gli ordini monastici a studiare come migliorare la qualità e arrivare a quello che oggi chiamiamo vino.

Da convinto agnostico vedo nell’atto del produrre vino non solo la ricerca eucaristica della comunione con il Dio dei cristiani, ma vi vedo anche la volontà di umana di avvicinarsi all’atto mistero della trasformazione della materia. Per questo è così importante avere rispetto del lavoro monastico, poiché nonostante noi viviamo in un mondo caotico, questi luoghi sono ancora enclave di pace in cui si perpetua l’eterno percorso dell’avvicinamento alla perfezione … e la perfezione è tendenzialmente divina.

Quanti vini sono dedicati a santi? quanti luoghi richiamano luoghi di culto? il vino è l’Europa e i vini spumanti sono gli ordini monastici tanto più che fu proprio un abate a inventarsi lo champagne

Don Pierre Perignon anche lui un monaco benedettino, proprio come i monaci dell’abbazia di Praglia (ci sarà una connessione? non lo so).

quindi per capire la differenza fra un buon metodo classico e uno champagne ho chiesto ad un mio amico appassionato se aveva una bomba….

la risposta è stata questa

Maurice Vesselle collection, Les Hauts Chemins- Bouzy

100% pinot nero, disagio 3 gr litro affinamento almeno 10 anni sui lieviti. Annata 2005!

Un Vino che sembra un canto gregoriano.

Si possono mettere a confronto? si e qui arriviamo al pieno di questo scritto.

Light: barlumi di luce nell’oscurità.

Non se la prenda nessuno dei lettori; chiaramente uno champagne che è considerato la punta di diamante della propria azienda avrà una ricchezza e una complessità che spazza via tutto e tutti. In questo confronto mi gioco l’insulto verso me stesso: la differenza che c’è tra questi due vini è il tempo d’attesa necessario a far operare il miracolo. La magia di un grande metodo classico sta nel tempo che un vino passa a contatto con i propri lieviti; è quello che lentissimamente arricchisce il corredo aromatico, la complessità .

Quindi non potremmo paragonare un vino che fa 10 anni sui lieviti con uno che fa un anno e mezzo?

No possiamo farlo poiché il vino dell’abbazia di Praia è un primo esperimento riuscito benissimo, è un vino fresco piacevole, dall’effervescenza armoniosa e dal naso mediamente floreale e seppur non troppo complesso senza elementi di fastidìo.

Tuttavia è all’assaggio che da il meglio di se: io ho bevuto molte volte Metodo Classico mal fatti che si chiudevano in bocca in maniera disarmonica, amara o con l’alcol che rovinava i sapori e i profumi: non è così qui.

I monaci hanno fatto davvero un bel lavoro e un prodotto che negli anni diverrà il loro base: spero sinceramente che possano avere la lungimiranza di lasciare un pò di bottiglie sui lieviti qualche anno. So dell’impegno economico che questo richiederebbe, ma so anche che

a) producono altri vini

b) il tempo poi li ripagherebbe

perché qualitativamente il confronto con un gigante regge e sopravvive!

Mentre Maurice Vesselle tira fuori un vino che è la summa del concetto di erotismo: Crema pasticciera, frutti e fiori, lieviti profumati, crosta di pane e un sorso che annichilisce tutto: un esplosione in bocca dalla lunghezza smisurata. Eppure questa meravigliosa massa di gioia e bellezza l’ho potuta apprezzare a pieno grazie proprio al primo vino bevuto ovvero quello dei Nostri.

C’è un ordine, c’è un equilibrio in tutto ciò che mi fa essere in pace col mondo che mi circonda.

Light: barlumi di luce nell’oscurità.

Questo è il motivo di questo articolo.

non ho voluto scrivere una cosa dove dico che tutto è buono: o un post su Instagram tanto per farlo.

Ho voluto raccontare un confronto e spiegare perché posso dire che entrambi i vini sono dei gran bei vini: uno ha la forza di piccole e meravigliose persone che si adoperano per continuare a salvaguardare la storia d’Europa.

L’altro è uno Champagne di un produttore che ormai sta fra i grandi di Bouzy, e nel suo cru ha tirato fuori un Vino dallo charme che zittisce.

Sono entrami. vini buoni? solo se dietro vi è un ragionamento che vi porta a parlarne, e. come avete potuto vedere per me questo confronto è stato un vero viaggio nella profondità di me stesso!

Non mi resta che ringraziare Matteo per lo Champagne e darvi appuntamento alla prossima bottiglia dell’abbazia di Praglia

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