Jeepers Creepers: il Canto di Carmignano

Jeepers Creepers: il Canto di Carmignano

Tornare in un luogo: per molti è una follia; per mè è una necessità.

Non voglio consumare i luoghi, voglio viverli; non voglio toccare di sfuggita infinite realtà ed essere superficiale; Vogli diventare parte di quella terra sino a che vedermici diventa normale.

Io sono come quei musicisti blues che a cavallo dell’ottocento giravano a piedi per piccoli territori; erano cantastorie, ed erano portatori di messaggi fra le varie comunità; tutti li conoscevano anche se sparivano per anni… erano parte di quel mondo.

Io sono il demone oscuro che infesta i luoghi che ama! Zombiwine ha bisogno di molto tempo per cauterizzare e creare i suoi pensieri; e quindi sono tornato nuovamente a Carmignano! Forse u giorno mi scoccerò di andarci, ma per ora ogni volta è un emozione unica

Jeepers Creepers: il Canto di Carmignano

Se la prima volta che andai c’era un fortunale che mi inseguiva come l’olandese volante, questa volta a inserirmi era l’esercito di Cambise sconfitto dalla Sabia torrida del deserto!

Faceva nu fetente di caldo!

Jeepers Creepers: il Canto di Carmignano

Questi due giorni sono stati incredibilmente utili ma molto difficili da raccontare e quindi vi propongo una serie di monografie! facciamo prima e meglio

cosa è successo?

Ho passato un giorno da Filippo Contini Bonacossi a Tenuta Capezzana e un giorno in compagnia della famiglia Rigoli.

Ai fini pratici poteva sembrare una cosa non necessaria tornare a Capezzana , ma in realtà senza nessuna maschera e senza nessuna scusante! avevo voglia di passare un giorno con Filippo, di ri immergermi in quei corridoi che così bene conosco, di ridere e scherzare con una persona che reputo a me affine.

Sapete che succede a tornare nei posti? che ad un certo punto rompi quel muro che è “la scoperta” e si apre una stanza che è la comprensione.

Quel Giorno Con Filippo mi ha aiutato a capire l’uomo dietro il conte, la persona dietro l’immagine: la profonditi dietro lo sguardo e sopratutto invero scopo che Filippo si è prefisso!

Filippo è una persona generosa ma non è questo il punto, in passato ho scritto di quanto lui sia il custode di un luogo…. bene devo ricredermi: non è così, prima era una visione semplicistica.

Custodire vuol dire preservare, ma preservare vuol dire mostrare da lontano: Capezzana invece è un luogo vivo, come può esserlo una strada affollata di persone che vivono a stretto contatto! Afollata e per questo testimone di amori, litigi, sogni e speranze: un piccolo polo umano che Filippo Ha riportato in vita.

A Tenuta Capezzana: ogni generazione ha bisogno di un sacrificio: si avete letto bene !

Ogni generazione ha bisogno di un atto volontario di assoluta devozione; come se fosse un patto fra i fantasmi del luogo, i suoi più oscuri scricchiolii notturni e coloro che la abitano.

Quel luogo che per ogni generazione ha bisogno di un legame di sangue…. Fin tanto che ciò avverrà le vecchie annate resteranno buone ed emozionanti e le nuove annate avranno qualcosa da dire!

cosa mi fa pensare tutto ciò?

bene voglio farvi vedere una cosa (visto che il blog è mio e più o meno ne posso parlare come voglio io).

Jeepers Creepers: il Canto di Carmignano

Ho fatto molte foto a Filippo, a Capezzana e alle vecchie meravigliose bottiglie che abbiamo bevuto! ma questa è la foto più bella, questa è la sintesi di tutto.

Questo è il patto che Filippo ha fatto col territorio…. solo conoscendolo ho potuto capire che Filippo è l’uomo dell’olio, Filippo si è sacrificato e si è concesso al suo territorio per rendere nuovamente vivo l’olio (e per questo le cantine sono tranquille e felici)

L’olio ovvero : l’oro di Capezzana.

L’olio è il suo segreto: è il suo omaggio alla sua famiglia, alla sua stirpe. Sapete perché divo questo?

Perché per poter far tornare produttiva e giustamente remunerativa una attività che prima era vista come un “dover farlo”, Filippo ha preso il territorio e ha dato piccoli pezzettini di esso in gestione a anziani, giovani persone che non avevano molto da fare, insomma a tutti.

  1. Le persone curano gli ulivi
  2. Capezzana se serve da i trattamenti
  3. Capezzana ha il frantoio
  4. le persone portano le olive a Capezzana
  5. alla fine c’è una ripartizione dell’olio
  6. o il riacquisto dello stesso (se la produzione è poca)
  7. la terra torna a vivere
  8. la gente (sopratutto gli anziani) hanno di nuovo uno scopo

Questo lo vedi e lo capisci solo frequentando un luogo e diventando tu stesso un fantasma che cammina lungo le strade e i corridoi.

Il patto che ha Fatto Filippo è stato di far tornare le persone a vivere le campagne, ha ridato vita alla terra, ha ridato umanità alla natura.

Jeepers Creepers: il Canto di Carmignano

Tuttavia questo è un blog di vino e come tale un po di vino vorrei parlare.

in questa giornata con Filippo abbiamo avuto due sessioni.

la prima, quella estiva abbiamo assaggiato i vini che più possono essere dedicati a questi mesi fatti di afa e arsura in cui persona le guide berbere scappano dalla paura.

per cominciare eccovi il vin ruspo: ovvero il vino del furto o se preferite il chiaretto (rosè) che solitamente non ci si aspetta.

Pronti per la foto (rullo di ossa)

Questo è

Vin Ruspo: Barco Reale di Carmignano rosè.

La sua origine è legata alla mezzadria. In tempo di vendemmia il mezzadro, con la scusa che era tardi, ritardava il trasporto in fattoria dell’ultima tinella di uva ammostata e durante la notte “ruspava” un certo quantitativo di mosto ossia se ne appropriava. Il padrone era ben a conoscenza del giochetto, ma per amore del quieto vivere non sollevava obiezioni. Il mostofiore veniva raccolto in damigiane.

Tuttavia le uve che venivano ruspate erano le stesse del Carmignano : sangiovese e Cabernet (nel caso di quello di capezzagna di rosè c’è pure un po’ di merlot). Questo ci permette di fare intanto questa scaletta

  • Barco Reale Vin ruspo (Rosato per salasso) vino fresco estivo stesse uve dei successivi vini
  • barco reale di Carmiganno (tesse uve del successivo ) invecchiato un anno è un vino fresco e giovane che ha in se tutta la fragranza del territorio .
  • Carmignano Sangiovese, almeno 50 % – Canaiolo nero fino al 20% – Cabernet franc e Cabernet sauvignon, da soli o congiuntamente, dal 10 al 20 % – Trebbiano toscano, Canaiolo bianco e Malvasia del Chianti, da soli o congiuntamente, fino ad un massimo 10% – Possono infine concorrere alla produzione di questo vino le uve di altri vitigni a bacca rossa raccomandati e autorizzati per la provincia di Prato, fino ad massimo del 10 % del totale. Vino di grande struttura e complessità

a questo va aggiunto l’altra grande creazione di Filippo

questo non faccio fatica a dirvelo è uno dei miei vini preferiti d’Italia: lo berrei a secchiate e passerei ore a studiarlo.

Il trebbiano di questa azienda ha vita tutta sua e tutta particolare: nasce comequalcosa di fresco e anche distratto e poi viene sù una complessità di note e elementi aromatici che sembra di stare in mezzo al concetto stesso di peccato!

Sai che tutto quello che stai facendo è in morale, ma ormai a questo vino gli hai venduto l’anima! alle sue forme tonde e ai suoi incredibili modi.

Non voglio paragonarlo a una donna se no poi divento scontato ma vi dico provate un po ad ascoltare questo musicista bevendolo e resterete senza parole .

Sono assolutamente innamorato del Trebbiano di Filippo, e mi piacerebbe da morire conoscerlo ancora più affondo….

Questo trebbiano è come il blues! se ti entra dento ti ammazza lentamente!

bene questo è tutto per questo primo lotto di narrazione.

Jeepers Creepers: il Canto di Carmignano

Ci resta da raccontare le vecchie annate del 1937 e del 68 con i vini muscolari della sera e poi devo raccontarvi la scoperta della famiglia Rigoli.

Si sono stato anche da fattoria Ambra e solo conoscendo loro ho potuto farmi un idea più complessa e completa di Tutta Carmignano! quindi i, consiglio che vi doc di restare connessi!

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