Perdere la strada e poi ritrovarla
Decomposti e decomposte buon giorno e bentornati su Zombiwine, l’unico blog che se non lo segui…morde!!!
Perdere la strada del proprio scrivere; immergersi così profondamente in ciò che si vuol dire da dimenticare l’essenza di ciò che veramente ci importa e alla fine bloccarsi avendo smarrito la strada.
Questo è ciò che è successo dall’ultimo articolo; ovvero ho vissuto una serie di bellissime esperienze ma poi, nel cercare di raccontarvele, non ho quadrato il cerchio.
Mi sono perso di notte in un bosco nebbioso fatto dai miei stessi pensieri: e questo non va bene!
Perdere la strada e poi ritrovarla.
Quindi, c’è un solo modo per uscire da tutto ciò: scrivere come un unico flusso di pensieri e vaffanculo al risultato.
Essenzialmente ciò che è successo nell’ultimo trimestre è stato, oltre un enorme e faticosissimo periodo lavorativo, il cambiamento di Zombiwine; nonché, l’incontro scontro con una serie di personalità forti.
Il più recente è stata la fuga verso una delle migliori tavole del Lazio e la riscoperta della lentezza.
Perdere la strada e poi ritrovarla.
Come potete vedere da questa cartina handmade, a sud di Roma (verso Fiuggi) e alla base dei monti che portano all’altopiano di Arcinazzo, v’è un triangolo composto dai paesi di Affile, Piglio e Olevano Romano . Questo triangolo d’oro de noantri è la zona di produzione del vino Cesanese: il vitigno rosso autoctono del Lazio centro meridionale.
Il Cesanese, lasciandovi il suggerimento di consultare gente più competente di me, è un vino rustico e burbero che per tanti anni non ha mai superato confini; bevuto a Roma e utile all’auto consumo, vedeva come protagonisti aziende anche piuttosto antiche.
Ma non avendo alfieri, non avendo avuto in passato una vera opera di diffusione , restava in un limbo di assoluta miticizzazione.
Tanti ne riconoscevano la qualità ma nessuno si impegnava a venderlo e quindi chi lo produceva lo faceva un pò per bizza personale, un pò per patrimonio storico.
Tuttavia, per nostra fortuna, sono intervenuti tre fattori.
- internet, la comunicazione digitale ha permesso ciò che non poteva fare in passato la comunicazione umana: la diffusione di nomi e immagini.
- Il lentissimo ritorno alla terra che ha fatto nascere una nuova generazione di produttori di Vino più consapevoli verso un lavoro ecosostenibile e di vinificazioni non ordinarie.
- i ristoratori stessi che hanno cominciato a credere in questo progetto, a partire dal motivo vero di questo articolo: Sora Maria Arcangelo.
Perdere la strada e poi ritrovarla.
La famiglia Milano gestisce da 3 generazioni (almeno dal ’57) questo ristorante e la filosofia di Giovanni Milana è semplice.
“Visto che c’è devo passare buona parte della mia giornata … è visto che ho scelto di starci… tanto vale essere i migliori!”
90 coperti, servizio informale, prezzi da trattoria romana e…qualità da stella Michelin; cantina con ricarichi da enoteca (sopratutto di vini locali e questo da solo vale il viaggio) che permette di vivere un’esperienza meravigliosa con una spesa che si aggira intorno ai 35-60 euro a persona (dipende da cosa mangiate e bevete naturalmente). Per alcuni sono tanti , per alcuni sono pochi…per me vale il viaggio una volta l’anno.
Ora, se questo fosse un blog di cibo e vino io, vi dovrei mettere le foto e la descrizione dei piatti; invece vorrei fare una cosa diversa . Voglio prima mostrarvi ciò he abbiamo bevuto.
Un bicchiere di bianco, prodotto dalla azienda Milana.
“1307” malvasia, trebbiano e passito di trebbiano, fermentazione spontanea, 8 mesi di affinamento in acciaio e poi in bottiglia.
Trebbiano, malvasia puntinata e passerina del frusinate sono i tre vitigni bianchi autoctoni e storici della zona.
La vinificazione con macerazione sulle bucce ha imposto, a quella generazione di nuovi produttori che hanno deciso di adottarla, un cambio di rotta.
Oggi aziende come Giacobbe, Maciocca, Milana e altri, partendo dai bianchi (che diventano d’anno in anno sempre più orange) stanno producendo vini bianchi più strutturati che il mercato trova più interessanti, riuscendo a trascinare con se anche i fratelli rossi.
Perdere la strada e poi ritrovarla.
Carlo Noro: Cesanese del piglio Biodinamico.
Un vino dall’austerità non laziale: qui sembra tranquillamente di stare in un altra parte del mondo. Non avrei mai detto “è un Cesanese” se non avessi saputo, ma quello che avrei sicuramente detto è “questo vino non ha difetti!”.
Il Cesanese lavorato in questa maniera, come potete anche leggere dal sito di Noro, ( a mio parere) resiste molto di più di altri vitigni anzi, lo vuole qualche schiaffo sul sedere, altrimenti non riesce ad esprimersi pienamente.
Quello che ne viene fuori è un vino che ha un tempo di apertura enorme, un vino che non finisce presto e non perché la beva sia sacrificata ma semplicemente perché ciò che ci tiene concentrati è l’evoluzione.
“Naso caldissimo?” direte voi…No, naso e sorso sono in continua trasformazione, proprio come la parola che più ama chi segue lo Steinerismo ovvero “Dinamizzazione “
Perdere la strada e poi ritrovarla.
Perdere la strada e poi ritrovarla.
Però se dopo che vi ho pontificato la cucina di Milana non vi facessi vedere nulla sarei un bello stronzo, così come sarei un fetente se non vi mostrassi qualcosa di Olevano Romano che è un borgo (nella parte vecchia) veramente meraviglioso. Ci si immerge in una vallata, lì dall’alto e si perde il contatto con la bruttezza che ci circonda.
Io ora vi saluto e lascio parlare solo le immagini!
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Basta non rompo più!
Bravo bell’articolo. Mi viene voglia di partire e venire a provare!
Sicuramente una avventura che vale il viaggio….
Come sempre,trovo il tuo articolo molto intrigante,interessanteved esaustivo .
Grazie mille…. Se è chiaro e comprensibile già abbiamo fatto un passo avanti
Ho avuto il piacere di bazzicare in queste zone da giovincello all’inizio degli anni ’90 con amici che come me amano i sapori forti e le emozioni che ne scaturiscono. Tante “frattaglie” cucinate quasi sempre bene in maniera molto rustica ma, nella maggior parte dei casi, pulita e il vino della casa che mi intrigava sempre tanto, all’epoca non esistevano le autostrade degli esperti, dal trebbiano alla malvasia puntinata al cesanese tutti vini valorizzati solo da chi li produceva e come giustamente dici tu solo a 20 anni (quasi 30) grazie al boom dell’informazione qualcuno si è accorto dei prodotti stupendi che dona questa zona affascinante così vicina ai centri della tecnologia ma fortunatamente ancora tanto identitaria e conservatrice delle origini. Bravo nella descrizione da infondere la giusta curiosità a chi non la conosce e a far rivivere le passate emozioni a chi l’ha vissuta questa zona in passato.
Salvatore leggere il tuo commento Integra alla mia storia la tua creando a questo punto anche un ponte temporale in una zona di cui per mia età io posso non conoscerne il passato. La bellezza del Lazio segreto nascosto in realtà sta in queste piccole testimonianze che insieme creano un icosaedro di colori immagini e ricordi
Articolo davvero molto sentito che fa venire la voglia di perdere e ritrovare la strada, quella del Cesanese e di Sora Maria Arcangelo. Un territorio ancora tutto da documentare!
Fa venire la voglia di perdere e ritrovare la strada, quella del Cesanese e di Sora Maria Arcangelo. Un territorio ancora tutto da documentare!
Mi piacerebbe fare dei documentari…. Magari
La riuscita di un articolo/recensione/tema, insomma di qualcosa di scritto, è negli effetti che provoca sul lettore.
Non è tanto importante (meglio non è il fattore più importante) il come è scritto, ma se ti viene voglia di provare le esperienze dell’autore.
Bene, a me è venuta voglia di tonare da Sora Maria e Arcangelo e di bere Cesanese.
E Sora Maria ha il merito di aver posto attenzione anche su quei piccolissimi produttori di nicchia che solo li hanno un futuro… Biodinamica naturale e mille sfaccettature si un terreno è territorio tanto unico quanto duro
Sei andato nel regno di Pasquale Pace!