Dinanzi alla tempesta
Dinanzi alla tempesta..
Essere o non essere.
Vivere a volte non basta, visto che il confine col Sopravvivere e lieve e labile.
Ognuno di noi dovrebbe fare cose uniche e grosse, cose indimenticabili; cose nella nostra piccola esistenza che ci permettano di spostare un pedone sulla scacchiera con cui giochiamo con la morte.
Sappiamo che perderemo, sappiamo che l’ultimo scaccio è il suo; ma fintanto che siamo capaci a farlo abbiamo l’obbligo di giocare al meglio .
Questo perché le nostre storie , le nostre famiglie e i nostri vicini ci guardano e prendono spunto (nel bene e nel male ) da noi.
Siamo cigni che nuotano in un lago pieno di coccodrilli, quasi sicuramente non arriveremo a domani: ma ciò che conta è rendere infinito l’oggi.
Perché vi dico questo?
Soprattutto perché parlando di vino vi dico questo?
Perché ho conosciuto una persona che racchiude in se un bellissimo archetipo.
L’eroe che dinanzi alla tempesta si ferma e silente l’affronta! Badate non una figura alla Cervantes, che affronta inutilmente i mulini a vento; piuttosto una figura simile all’Adelchi di Manzioni oppure allo Shadow of Colossus! Solo che questo non è un videogioco, qui non ci sono spade magiche o controller della playstation! Qui c’è tanta vita.. tantissima vita.
Filippo Contini Bonacossi: non è il Proprietario di Tenuta Capezzana, ne è il custode.
Custodisce in se i mille segreti e le mille storie non solo di una tenuta antica almeno tre secoli, ma di un territorio antico almeno duemila anni!
Dinanzi alla tempesta..
Essere o non essere.
Vi dirò subito e senza dubbio alcuno che per me l’atto di scrivere è molto doloroso; perchè devo tirarmi fuori cose che si sono radicate nella mia individualità; pensate un po’ cosa vuol dire portare su di se il peso di generazioni?
Se non sei forte la storia ti schiaccia e tu diventi un ombra, una fiammella che tremola di notte mentre fuori imperversa il vento.
Filippo non è un ombra , se mai lui stesso è una fiamma! Un uomo che ha deciso in un momento della sua esistenza di cambiare le carte in tavola, e di ricominciare a credere in un luogo dove per molti anni era scesa la nebbia: casa sua.
Il concetto di casa però in questo caso va ampliata, la casa non è solo il luogo dove dormi, mangi e ti lavi: la casa è il sangue delle guerre, i pianti di ginocchia sbucciate, il nascondersi un uno stanzino cercando Narnia; casa è anche un territorio; un luogo che racchiude la vita di tante persone che dipendono in qualche modo da te.
Un esempio è il frantoio.
Ho visto fare l’olio, dalle olive degli altri; solo di notte i Bonacossi moliscono le loro; prima gli altri, poi le loro.
Un olio bellissimo che ha il colore … delle barre radioattive dei Simpson e che a me ha fatto scoppiare le narici per il profumo di quel mulino.
Possedere un territorio vuol dire averne cura.
L’olio di Capezzana o fatto a Capezzana è un olio in cui la cura degli uliveti e il prodotto finito, passano direttamente per un osmosi , un ritorno ai lavori della terra in cui chi la abita se ne prende cura sapendo che tutti ci guadagneranno.
E come vedete non ho ancora parlato di vino.
Perché non posso farlo
Dinanzi alla tempesta..
Essere o non essere.
Non posso parlarvi della bellezza del Carmingnano se prima non riuscite a capire che vuol dire essere a capo di una azienda storica; dovete chiudere gli occhi ; ascoltate il link che vi metto e continuare a leggere (naturalmente se poi vuoi condividere questo articolo!).
Immaginatevi un dedalo di sotterranei , immaginatevi i suoni: non le urla dei film dell’orrore; quei’sotterranei sono bellissimi. C’è pace, c’è armonia, c’ amore e poi c’è il vino che riposa.
Li immaginatevi di camminare e nel silenzio di percepire chiaramente la loro presenza.
Chiudete gli occhi e rivedete correre in quei corridoi un bambino, o sentite chiaramente il fruscio di un vestito nero di fustagno e l’odore delle sigarette senza filtro; delle nazionali del nonno.
Tutto ciò è li sotto.
Puoi pulire, puoi tenere in ordine, ma poi improvvisamente , se chiudi gli occhi vedi un bambino dietro una colonna mangiare un pasticcino.
E anche se non c’è più; per terra , ci sarà una briciola .
Tutto questo succede se scendi in quel meraviglioso dedalo.
Inutile dirlo che io li ci sono sceso e ormai sto facendo a patti con me stesso per tornarci.
E mentre scrivo mi rendo conto che non vi sto parlando un granché di Filippo o dei Vini di Capezzana e che forse dovrei pure lavorare un po’ per dare un senso a questa storia.
Dinanzi alla tempesta..
Essere o non essere.
Ok torno alla realtà
Però siete persone cattive io ero felicemente perso nel mio dedalo felice.
Il primo vino di Tenuta Capezzana che ho bevuto è il loro Trebbiano.
L’ho bevuto accendendo (in realtà era Filippo ad accendere ) il fuoco del camino.
Su questo vino io c’ho discusso molto poiché la summa di tutto mi ricorda molti Trebbiano macerati che ho bevuto; è un vino carico, potente oleoso e di grande impatto emotivo; ma diverso dai grandi bianchi di Umbria e Toscana.
Dove in alcuni io ci trovo solo una costruzione erotica che porta il bevitore ad essere concupito, ma che poi in fin dei conti passato il coito non te ne innamori; qui a mio personale giudizio, c’è l’atto dell’ innamoramento.
E possibile che un vino ti ricordi così tanto degli aspetti profondi dell’essere umano?
Io credo assolutamente di si, poiché in questa bottiglia (pregna e densa di una stuzzicante carnalità) c’è qualcosa che supera i confini del’età o delle convinzioni.
Qui c’è quel momento, quel’esplosione di una scintilla che ti fa dire
“cazzo e mo?”
E ora si gioca!
Mentre continuavamo a chiacchierare e l’ equivalente di un gluteo di manzo era stato messo sulla brace (noi zombi siamo famosi consumatori di glutei vaccini) sono state stappate le 2 sorelle dell’apocalisse.
Non si tratta di pistole o di armi da film western quanto piuttosto dei due nomi più famosi dell’azienda
Ghiaia della Furba
Capezzana Carmignano 10 anni.
Dinanzi alla tempesta..
Essere o non essere.
Due vini molto diversi: e due modi diversi di interpretare il territorio.
Ghiaia della Furba è il taglio bordolese, il vestito da sera, mentre il Carmignano è una riserva che viene messa in commercio 10 anni dopo la vendemmia ed è il perfetto equilibrio.
Come vedete su questi vini ho scritto proprio poco.
C’è un motivo; per capirli, dovete capire l’uomo. Per capirli dovete capire ilo dramma.
Nel mio articolo precedente vi dovrei aver fatto capire che Carmignano di fatto per quasi cinquant’anni sparì come doc; immaginatevi le famiglie che vivevano su quel piccolo lembo di mondo.
Non solo si videro privati della loro appartenenza comunitaria, venendo così di fatto ascritti non a una zona di produzione vinicola, ma ad essere un centro nella provincia di Prato; il più grande comparto tessile d’italia.
Lo sottolineo Tessile .
Prato è una delle zone di Italia dove più di altre è stata necessaria un integrazione culturale ed etnica , ma questa integrazione Carmignano la tocca solo marginalmente; se non però nelle menti delle persone che non conoscono il luogo.
L’associazione di idee in cui una terra diventa una distesa di capannoni, è facile e veloce ed ecco che l’immagine del territorio viene vituperata e viene svilita. Si fa presto a dire Nobiltà, possidenti terrieri, azienda storica.
La verità è che per praticamente un secolo questa piccola enclave agricola si è trovata col culo nell’acqua.
Hanno fatto di tutto per mantenere un minimo di visibilità e di rispetto per i terreni: e grazie a questa volontà (non solo di Capezzana ma un po’ di tutti) sono sopravvissuti.
Purtroppo il dazio da pagare è stato enorme.
Creare un taglio bordolese (ancor prima del Tignanello ) è stata una necessità visto che ormai il Cermignano (che ricordiamo essere a base di sangiovese e cabernet ) era bello che dimenticato.
La famiglia Buonacossi sino all’inizio del duemila, non è stato con le mani in mano; anzi si è adoperata per il territorio.
Filippo ha ristrutturato immobili, chiese , terreni, combatto per far scavare una città etrusca che sorge sui suoi terreni; ma tutto ciò non basta.
Dalla sua onestamente ha alcuni aiuti
Il vin santo (che meriterà un articolo a parte) l’olio, la villa padronale ( bellissima struttura di ricezione turistica) e solo in fine i vini.
I Vini di questa zona ormai posso metterlo per iscritto, sono diversi dai vini toscani in genere. Sono molto più leganti e hanno una maggiore tridimensionalità. Personalmente ho bevuto molte annate del Ghiaie della furba e però non molte di Carmignano ed invece è li che la cosa mi interessa approfondirla meglio.
Perchè in questa doc trovo qualcosa di infinitamente diverso dal Chianti. Qualcosa che non centra nulla ne con le aziende da milioni di bottiglie e neppure con quelle aziende che onestamente lavorano bene o benissimo.
Nella forza di questi 13 produttori ci trovo voglia di mettersi in gioco e un drammatico senso dell’abbandono.
Tocca a noi permettergli di esistere; i capannoni sono sempre li e il passo per ricoprire la vallata di laboratori tessili è un attimo.
Oggi che la terra vale meno, e che nessuno la ama più venderla come estremo gesto di sconforto, è un attimo.
Ricchi che possono acquistare una vecchia azienda dormiente, nel mondo ci sono.
Ma è li la voglia! E la sfida! E la rabbia!
“Son di Prato e vogliessere rispettao e posa il sasso”
E questo rispetto se lo meritano; ma diamo noi a dover tornare ad essere di animo nobile.
Una bottiglia per voi è poca cosa, è un viaggio in un luogo: ma quella bottiglia per loro ripresenta, quando tutto va bene, un anno di fatiche e di delusioni.
Ripresenta accettazione dei gesti di un uomo che alla fine è così generoso che ha ceduto il passo al suo territorio, perfino sull’articolo che parlava di lui.
Dinanzi alla tempesta..
Essere o non essere.
Mentre sto per concludere questo articolo c’è un ultima cosa di cui vi devo parlare: sono stato in dubbio se farlo o no; ma coscienza mi porta a dover intervenire.
All’interno della linea dei vini che Capezzana produce c’è ne uno molto speciale.
Non ha la seduttività dei loro mostri sacri; non ha forse neppure la fama di Carmignano: ma ha una lacrima gettata nel fiume delle sabbie e del tempo e per me a ben pensare è uno dei vini più austeri e meravigliosi bevuti in questo territorio.
Realizzato e fortemente voluto da Vittorio il fratello di Filippo.
Carmignano riserva “Trefiano ”: Cabernet, sangiovese e cannaiolo.
Voluto da Vittorio Contini Buonacossi: etichetta semplice e classica ; Trefiano è una villa del 1570 costruita dal Buon talenti. Acquistata nel 1920 dalla famiglia Buonacossi; la villa è circondata dai vigneti dai quali nasce questo vino.
Perché vi parlo in calce di ciò
Perché sono giorni che ho in testa una cosa: quando io e Filippo l’abbiamo stappato il vino era chiusissimo… era li ma stava osservando lui noi; a quel punto abbiamo deciso di scendere nelle cantine e lasciarlo immobile ad aprirsi.
Sotto, mentre camminavamo mi è stata raccontata la storia dei due fratelli.
Non sono una presentatrice televisiva dalla lacrima facile, e terrò questa conversazione privata; ma basta sapere che come potrete intuire dal mio parlare Filippo e Vittorio oggi sono separati da un fiume : lo Stige.
Il gesto di più grande rispetto per quest uomo è raccontarvi che fu lui a volere la conversione in biologico dell’azienda e oggi Filippo cammina parallelo alle sue orme mantenendone vivo l’operato.
Dinanzi alla tempesta..
Essere o non essere.
Non voglio descrivervi il vino; anche questo resta nel privato, è un fatto fra voi e me; è una narrazione che ognuno di voi può fare aprendosela per conto proprio.
Sappiate solo che quando siamo risaliti il vino ha deciso di concedersi a noi: ci ha ritenuti degni e pronti.
Questo, non centra con la memoria, questo centra col rispetto:
ricordate quando prima vi ricordavo delle percezioni di una giornata passata a guardare in profondità?
Bene !
Grazie Filippo di tutto ciò; di questa possibilità.
Ma altrettanto grazie Vittorio, per aver aperto una via; e su questa via oggi si stanno muovendo in tanti: il che vuol dire che solo così si può tornare a fare parlare di se.
Rispettando la storia e la terra di un luogo.
Rispettando tutti i produttori della zona ai quali voglio dire una cosa.
Se ora state leggendo di Filippo non preoccupatevi; io ho sposato la vostra causa, mi piace il vostro vino e amo il vostro territorio.
Uno alla volta toccherà a tutti; e per tutti ci sarà spazio e luogo.
Dinanzi alla tempesta..
Essere o non essere.
Già su Instagram ho cominciato a parlare di un altro di voi, ma per scrivere vi debbo conoscere.
E per conoscervi devi passare del tempo con voi.
Siete voi che rendete la vostra terra una Contea e non una periferia.
Siete voi che rendete i vostri vigneti tesori e non vigne.
Siete voi che rendete il vostro luogo una terra da visitare e non una landa di passaggio.
Ma intanto, per rispetto dovuto e per affetto creato
Grazie Filippo Contini Buonacossi per essere … Filippo