The dark side of the wine.
The dark side of the wine.
Il lato oscuro del vino è una terra di nessuno, popolata da satiri e fantasmi che non sono conosciuti dai più ma che da soli combattono guerre e battaglie.
Cercano di sconfiggere l’ovvietà e soprattutto cercano di fare i loro vini: quelli che loro hanno in mente, quelli che ci vuole una vita per farli.
Queste persone passano una vita in cantina, cercando di fare gli alchimisti o giocando a carte con madre natura ; spesso per anni nessuno li prende sul serio.
Sono guidati da un sacro fuoco e continuano inesorabili anno dopo anno a creare lati oscuri e materie nere.
Nel mio peregrinare da non morto molti ne ho incontrati, e quando mi ci siedo assieme a parlare di vino, a volte, nell’aria si sente il respiro della notte e il tempo si ferma.
In quei momenti mi rendo conto che questi uomini leggono il territorio e si impegnano a dedicargli del tempo anche se ì non sempre ottengono la fama che meriterebbero.
Sono come dei druidi nei confronti della foresta: la difendono, la interpretano e ne diffondono i frutti, anche se quasi sempre noi siamo troppo ciechi o poco sensibili per recepirne la vera essenza.
The dark side of the wine.
Del mio amico Andrea Matrone, ho già parlato; lui è il lato oscuro del Vesuvio; ma qui nel Lazio chi ha cambiato le carte in tavola?
Forse parlare del basso Lazio è più difficile poiche da almeno un secolo non è sinonimo di vino di qualità
Tuttavia un eroe c’è:
Si chiama Matteo Ceracchi e la sua azienda Piana dei Castelli.
Vi dirò subito e a scanso di equivoci che Matteo spacca il culo ai passeri, è un vignaiolo con una sua visione, un suo modus operandi e una sua precisa direzione che non segue ne mode ne meno che mai i vini da guida.
Ho avuto la fortuna di assaggiare il suo lavoro con molta attenzione, di bere i suoi vini di studiarli in vari formati ; ho avuto anche la fortuna di conoscerlo, lui che è sfuggente e sempre in movimento è molto difficile farlo fermare in un luogo.
Matteo è come certe entità ectoplasmatiche la cui esistenza la scienza dubita ma nonostante ciò l’insegue
Fa gradi vini!
E’ pazzo!
The dark side of the wine.
Non ha troppo senso farvi una lista dei suoi vini come farebbero le guide serie, poiché Piana dei castelli non ha l’obbligo di esistere in questa dimensione con un catalogo di vini statici: vi spiego se no sembro psicolabile.
Due degli elementi che vengono usati da questa azienda come se fossero coadiuvanti sono il tempo e il luogo; quindi i vini restano nei loro contenitori a invecchiare fino a che il Ceracchi non ritiene il vino pronto e questi contenitori raccontano una terra che nessun altro studia con così grande attenzione.
Per immobilizzare tre o quattro anni un vino serve un investimento importante, sia economico e sia umano.
Quasi nessuno è disposto a farlo ma di contro il risultato crea sempre vini tridimensionali e soprattutto vini fotografie di annate e territorio perfettamente a fuoco.
Questo fa Matteo: mette a fuoco un immagine e solo alla fine potrà dire se questa l’immagine corrisponde alla sua ramificata rete di vigne in giro per tutto il lazio; potremmo dire che Piana dei castelli fa vini senza protezione.
The dark side of the wine.
Andiamo a dare uno sguardo a questo bellissimo album di famiglia.
Partiamo dalla ragazza dal vestito color pesca: LA bollicina di cesanese e cabernet.
Questa dama ha un acidità sorprendente che asciuga e pulisce il palato; trattato e pensato come un blanc de noir questo rifermentato in bottiglia coi lieviti ha una tridimensionalità che nel Lazio non ha storia: per me la migliore bollicina in commercio per quanto riguarda questa regione.
So che è un affermazione forte e non è stata messa li per fare scompiglio o per sembrare bastian contrario; del colore delle pesce o delle rose limpide una bolla moderna e dinamica nata per essere stra bevuta: una bottiglia non basta mai.
Seguono una sequenza imbarazzante di bianchi
Grigio . pinot grigio
3: trebbiano
Follia : Malvasia, Trebbiano Giallo, Riesling e Sauvignon surmaturo e muffato
Piana dei castelli bianco: uno strepitoso esempio di malvasia puntinata laziale.
Qual è la loro particolarità?
In una terra stuprata da vini standardizzati tutti uguali e tutto identici, la caratteristica di piana dei castelli
È la non tipicità.
Ognuno di questi vini sono una storia a se stante che mutua di anno in anno in base alla dinamica ricerca quest’uomo che è tranquillamente capace di tenere un vino fermo per diedi anni solo per vedere se una sua intuizione era giusta o sbagliata.
Non so onestamente scegliere uno dei suoi bianchi; vi direi forse 3 e follia sono i mie preferiti ma ad oggi sono ancora nella fase che voglio berne altre bottiglie per poter tirare via una mia idea.
E arriviamo adesso ad uno dei vini più assurdi che Matteo produce:
Out Rosè ovvero
The dark side of the wine.
Cesanese e montepulciano in parti uguali : un vino che non gioca sulla piacevolezza o sui profumi ma sulla capacità di strappare al sorso la componente grassa e strumentalizzarla ad una incredibile capacità pulente e neutralizzante.
Un vino Francese (ma di quella francia ai più sconosciuta fatta di Jura o di Rodano più profondo) e a tratti uno di quei vini che ti fa dire che i naturali puzzano; ma qui quegli odori e quella bocca è funzionale a una fortissima tipicità.
Un vino arcaico e archetipo di tutta una infinità di bottiglie non più prodotte poichè non in linea col gusto delle masse , ma che però raccontano la pelle dei contadini; il viso spaccato dalla pioggia di novembre; l’odore di terra bagnata e di cani che ti seguono.
Se questo Rosè fosse un disco sarebbe dei Pink Floyd; sarebbe il moog di Richard Wright in welcome to the machine quando risuona livido e ti strappa la pelle.
Tu fluttui e a quel punto non sai più cosa cerchi in un vino o cosa detesti: a quel punto risplendi come un pazzo diamante.
Qui tutto parla di potere che soggioga e che riformula le elementari conoscenze enologiche; e badate bene! Sono consapevole che ciò che sto scrivendo ha senso solo nella mia testa! Poiché per conoscere il significato di vino oscuro, di vino antimeterico, di mostri che si intrecciano sul piano multi universale non si può leggere! Lo dovete stappare e a quel punto capirete davvero che cos’è un vino del genere e ciò cambierà la vostra vita.
The dark side of the wine.
Arriviamo alla fine di questo nostro percorso a parlare dei rossi che vengono prodotti da piana dei castelli.
Anche qui Matteo non poteva farsi mancare di farmi scrivere per un giorno intero.
Avendo credo almeno diciotto vendemmie alle spalle (nonostante giovane come me) la sperimentazione che Matteo fa sui rossi per alcuni versi è ancora più estrema di quella sui bianchi.
Cominciamo subito nominando i vini che altrove sarebbero considerati con titoli e blasonie costerebbero uno stipendio:
Piana dei Castelli rosso.
Capitancelli (magnum)
Torre del mare.
Questi tre vini sono tre mondi.
Farei un torto se vi dicessi che sembrano vini francesi; perche in realtà sembrano vini de Matteo; apriteli con calma anche tre ore prima.
Zero travasi, e riduzioni portano questi vini a vibrare e hanno bisogno di una ottima ossigenazione.
Torre del mare e un bordeaux fatto da noi; viene messo in commercio solo dopo che il vino ha fatto la camicia; svevo che una parte dei precipitati si lega alla bottiglia…… nel 2018 l’annata in commercio è la 2009!
Praticamente si è fatta dieci anni di riposo per poter essere messa in commercio con la massima esplosione di note terziarie; uan perfetta fotografia di un vigneto che guarda la spiaggia.
Capitancelli invece è sempre un bordolese ma molto più succoso e grasso; un vino da pollame o da carte, sinceramente non capisco perche nessuno ne parli visto che ha un nerbo e una complessità non inferiore a certi toscani di taglio americano.
A questi due si aggiungono il piana dei castelli rosso che è un merlot pericolosissimo poiché non sembra un merlot ma sembra una bottiglia da vuotare per aprirne un’altra e infine il Cesanese che il Ceracchi sta sviluppando con la signora compagna.
The dark side of the wine.
Un viaggio scrivere questo articolo: un vero viaggio; un emozione che ha potuto provare in un anno di prove e telefonate.
Matteo è un padre e un uomo vero ha le sue credenze e le sue convinzioni e i suoi vini sono tutt’altro che perfetti: fortunatamente sono umani.
In molti casi sul rosso può esserci una leggerissima carbonizzazione (piana dei castelli) ma a do oggi non ho riscontrato grandi difetti ma solo una interminabile voglia di berne e berne ancora ed è per questo che ho scritto così a lungo.
Spero che alla fine della fiera i suoi vini e la sua splendida persona si venga a conoscere perché ogi volta che su un territorio nasce un vignaiolo così allora un lembo del creato rinasce e la magia risplende su questa terra sporca e triste.