Bajola.
Per vincere non bisogna combattere.
Come ogni domenica, raccogliendo gli appunti di una settimana stavo cercando di tirare fuori un bell’articolo.
Nulla il vuoto! mi sentivo tonto!
Scrivevo e cancellavo, lottavo indefessamente per far venire fuori un idea; poi però dopo due ore mi son detto.
Tanto vale non pubblicare nulla se non hai una idea valida… se no scimmiotti te stesso!
E mentre stavo per buttare la spugna mi sono reso conto che eccola l’idea, eccola la linea, ecco … stavo scrivendo che
Per vincere non bisogna combattere!
Forse se ci sono lettori con una chiara ed estrema impostazione socio politica rivolta al ventennio, mi daranno del mammalucco o della ballerina: ma sti cazzi! Sono convinto!
Per vincere non bisogna combattere!
Ed ecco che mentre scrivo queste parole, sulla tastiera e nella mia mente prende forma ciò di cui oggi vale la pena parlare: di un grande vino zen!
Di produttori che non piegano la natura, non combattono per vincere e mortificarla ma anzi si adeguano alle difficoltà e così facendo: Fanno dei vini della madonna!
Per vincere non bisogna combattere.
Se si fossero opposti alla gravità, gli scienziati non avrebbero mai lanciato un uomo sulla luna; se si fossero opposti alla morte l’uomo non avrebbe mai scoperto la chirurgia o gli antibiotici; se si fossero opposti ai vincoli ambientali ad Ischia non avrebbero mai vinificato Bajola.
E’ inutile che io vi dica che è vinificato col metodo del palmento, potreste trovare queste info su mille altri blog o sul loro sito; ma ciò che invece conta è il mastodontico Boom che ho provato quando ho aperto lo stelvin della loro bottiglia.
Si avete letto bene: tappo a vite; vaffanculo alla purezza di intenti o al sughero, per questo vino non serve; questo vino è già strano di suo.
IL palmento implica di lasciare le uve diraspate in un contenitore di cemento, e aspettare sei mesi.
Il palmento non vuol dire non fare nulla, anzi quasi ogni giorno il vino va controllato, assaggiato, ragionato, perché bisogna trovare quel momento magico in cui è pronto.
Prima è acerbo e non va bene.
Dopo è oltre e non va bene lo stesso.
Tutto questo senza nessun controllo di temperatura o intervento con prodotti enologici: questo vino si fa grazie allo spirito santo che permane l’uva che cresce sognando di diventare vino.
Per vincere non bisogna combattere!
Questo vino nasce per reazioni chimico naturali estreme e non imposte! Questo vino esiste perché invece di combattere è stato scelto di dargli una chance di essere se stesso senza giudizi o moralismi.
Ogni tanto si gira il mosto, a fine fermentazione si svina; unica concessione alla modernità l’uso dell’argon per saturare il palmento, così da non ossidare il vino.
Rendetevi conto : solo l’argon! Qui i sono tremila anni di tecnologia riassunti in …. Ma tanto a me mi basta un po’ di gas inerte tutto il resto ci pensa Ischia a farlo.
Basta !
Cosa viene fuori?
Un vino denso, oleoso, freschissimo ma sapido; salino come un isola e intenso come i colori ischitani.
Un vino che a ogni sorso ti domandi se è giusto o sbagliato che sia così e poi ad un certo punto inizi a fottertene, inizi a berlo e basta: un vino che mentre lo bevi percepisci gusti mai provati prima.
Un vino con una posa importante che ti fa dire questo deve essere così e basta :posa, odori (ma non puzzette) colori, densità!
Un vino che alla fine della prima bottiglia ti maledici per averne presa una sola e perché questo?
Un vino che ricorda molto l’aspetto umorale e emotivo di un innamoramento piuttosto che una semplice bevanda.
Perché la famiglia Iacono (proprietari della Bajola) non hanno mai provato a domare la natura; sono persone che non vogliono piegare la realtà ai propri interessi egoistici ma anzi piegarsi loro ad essa.
Per vincere non bisogna combattere!
In questa vigna si serve la vigna stessa e non serve lei noi.
In questa Vigna c’è il rispetto della fatica (quando si vendemmia con 40 gradi).
In questa vigna il dolore si mescola con le risate poiché tutto è yin e jang .
Vita e morte
Sorriso e pianto.
Lavoro e costruzione.
Voglia di farcela, ma non per se stessi, ma per poter bere un’altra volta questo straordinario ed espressivo figlio di un luogo salvato dalla modernità, dai terremoti, dalla stupidità, dalle rese, dai solfiti, dalla grande distribuzione e sopratutto salvato da coloro che vogliono bere senza pensare .
Bajola alla fine è un vino, ma prima è un anno di vita, e chi lo beve lo deve capire oppure spreca una possibilità.
Ed è così che ci si emoziona! Ed è così che si diventa neodruidi in un mondo in sterili e asettiche macchine!
Così come Primus musicisti liberi ed anarchici!
questo vino è un proclama di umanità e di umanesimo.
Questo vino Fotte la burocrazia!
fotte il mal costume e l’ignoranza!
Fottela standardizzazione e pure il dover per forza classificare sempre tutto!
Questo vino fotte! Beato lui!
Vi assicuro un vino difficile da bere e da capire perché è lontano dagli schemi e dai costrutti che una enologia dominatrice e un agricoltura chimico schiavista impongono a vitigni piantati solo per ottenere rese.
In poche parole un vino fatto per essere se stesso e non per trovare il modo di farne di più!
Per vincere non bisogna combattere!
In Questo Bajola c’è invece sudore e amore; amore per l’isola, amore per quei settemila metri di vigna, amore per aver scelto i vitigni che si voleva coltivare e non invece quelli imposti da l’idea imperante, amore per voler vinificare a tutti i costi e infine amore per la propria intelligenza.
Perché gli Iacono sono prima di tutto intelligenti pazzi visionari (ed è un complimento) è gente che non si è fermata, non hanno impugnato l’arma di volere per forza ottenere il risultato che in prima battuta si pensava di dover ottenere, ma hanno usato la loro capacità di vedere nella terra e per la terra.
Mi ha veramente entusiasmato berlo e non posso dire se è o non è il miglior bianco bevuto da tot tempo, perché così facendo darei meno importanza ad altre realtà che per motivi diversi ottengono risultati mirabili e io per primo non voglio combattere e scalare classifiche inutili.
Io voglio bere e parlare di vino e guardate come da una mattinata in cui la testa era vuota e non trovavo neppure l’incipit per cominciare, aver visto la bottiglia di Bajola sul mio mobile (io conservo le bottiglie vuote guardarle mi da piacere) mia ha portato un fiume di parole.
Questi sono vini importanti, sono vini che vanno oltre il territorio , questi sono vini che parlano della storia dell’umanità e delle mille difficoltà incorse per ottenere una bevanda che per duemila anni è stato un alimento.
Ragazzi quando ho avvicinato il naso al bicchiere wooooooh ho ruggito, mi sono sentito braccato e poi un orda di zombie famelici e incazzati come punk negli anni settanta si è riversata sulle mie papille gustative.
Decine di sensazioni contrastanti che unite formano un caleidoscopio di colori e una volta compresi creano un armonia antica e irripetibile.
Per vincere non bisogna combattere!
Perché dico che i veri combattenti sono quelli che non combattono, i veri guerrieri sono quelli che pensano!
Perché qualche giorno dopo Bajola, ho aperto un altro vino delle mie zone.
Un Gragnano, che sarà pure un vino scemo, e nessuno dice il contrario, ma in un mondo che sta dimostrando come i rifermentati in bottiglia (che che non siano proprio il mio genere preferito) possono fare cose mirabili e bevibilissime ; bene questo vino era fatto in maniera iper tradizionale e quindi era
“la schifezza, della schifezza, della schifezza, della schifezza…… della schifezza ”
Sinteticamente e dialettalmente,s eppure coerentemente: “nu vin e merd!”
Per evitare di essere querelato (sarebbe bello essere querelato per questo motivo) non vi mostrerò la foto e non vi dirò il nome della azienda (basta spulciarsi i miei social) ma questo vino fatto a Poggiomario era
Un incrocio fra un vino scadente, una gomma da masticare, la una nota bevanda alla cola e la somma di tutti gli insulti ricevuti per il mio carattere di merda.
Eppure era stato fatto usando tutti gli accorgimenti che si utilizzano per ottenere un vino di facile vendibilità
Questo per dire cosa?
Che ci vuole coraggio a non voler lavorare con i lieviti in bustina, i correttori chimici, le uve gonfie di fetenzie e verdi di antibiotici ma che poi in ultima analisi il vino non mente mai.
Il vino non è una prostituta che ti dice ciò che ti vuoi sentir dire, lui è invece l’entità più onesta al mondo perché ti mostrerà solo e sempre la verità ed oggi la verità è che
Per vincere non bisogna combattere.